È il primo documento di economia e finanze del governo Meloni quello approvato nella serata di martedì dal consiglio dei ministri per il 2023 e per il triennio 2024-2026
Con un 2022 che si è chiuso in crescita del 3.7%, il PIL è previsto crescere dello 0,9 per cento nel 2023 (programmatico all’ 1 per cento) ― dato rivisto al rialzo in confronto al Documento Programmatico di Bilancio (DPB) di novembre, in cui la crescita del 2023 era fissata allo 0,6 per cento ― dell’1,4 per cento nel 2024 (programmatico all’ 1,5 per cento) dell’1,3 per cento nel 2025 e dell’1,1 per cento nel 2026 (stesse percentuali nel programmatico).
La stima per il 2024 viene pertanto rivista al ribasso (dall’1,9 per cento) in confronto allo scorso novembre. La proiezione per il 2025 è in linea con il DPB, mentre la decelerazione prevista per il 2026 è dovuta “a prassi metodologiche concordate a livello di Unione europea”.
Guardando al debito, il rapporto con il PIL è risultato pari al 144,4 per cento lo scorso anno, 1,3 punti percentuali inferiore rispetto alla previsione dello scorso novembre. Una diminuzione che, spiega il Mef, continuerà “progressivamente a scendere nel 2023 al 142,1 per cento, nel 2024 al 141,4, a 140,9 nel 2025, fino a raggiungere il 140,4 per cento nel 2026”.
In termini di deficit, vengono confermati gli obiettivi di indebitamento netto presenti nel documento dello scorso novembre, e quindi il 4,5% nel 2023, il 3,7% nel 2024, 3% nel 2025, fino al 2,5 nel 2026. Riguardo al deficit tendenziale, la nota precisa che il DEF prevede “il 4,35 per cento nel 2023, il 3,5 nel 2024, il 3,0 nel 2025 e il 2,5 nel 2026”.
Il mantenimento dell’obiettivo di deficit permetterà un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi sul 2023, a cui si collega una riduzione della pressione fiscale che dovrebbe passare dal 43,3 nel 2023 al 42,7 per cento entro il 2026.
Fonte:www.investing.com