L’inflazione italiana rallenta a gennaio, come da attese, pur restando su livelli che non si registravano dal 1984 e continuando a segnalare tensioni nella componente di fondo
Stando ai dati preliminari resi noti stamani da Istat, l’indicatore nazionale dei prezzi al consumo viene stimato in progresso dello 0,2% su mese e del 10,1% su anno, contro attese pari a 0,1% e 10,1% rispettivamente, dopo il +0,3% congiunturale e l’11,6% tendenziale della lettura definitiva di dicembre.
La decelerazione, che l’Istituto definisce “netta” in una nota, si deve in primo luogo all’inversione di tendenza dei Beni energetici regolamentati che segnano un calo del 10,9% su base annua dal +70,2% del mese precedente.
L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, sale a +6,0% da +5,8% di dicembre, mentre quella al netto dei soli beni energetici rimane stabile a +6,2%.
Si attenua la dinamica tendenziale dei prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona, che registrano un leggero rallentamento (da +12,6% a +12,2%), mentre al contrario si accentua quella dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,5% a +9,0%).
L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,3% per l’indice generale e a +3,2% per la componente di fondo.
Per quanto riguarda l’Ipca, sempre secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato diminuisce dell’1,3% su base mensile, a causa dell’avvio dei saldi invernali di cui l’indice Nic non tiene conto, e aumenta del 10,9% su base annua, dopo il +12,3% di dicembre.
Fonte:www.reuters.com