L’Italia sta cercando di indebolire l’impegno che 10 governi europei intendono assumere oggi per interrompere il sostegno pubblico al credito all’esportazione in caso di progetti riguardanti combustibili fossili
È quanto emerge dalle bozze di documenti e da fonti vicine al dossier.
Le pressioni dell’Italia arrivano mentre i delegati di quasi 200 Paesi si preparano al vertice delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. La prossima settimana si entrerà nel vivo della questione, quando in Egitto i leader mondiali cercheranno di concordare un’azione più severa per far fronte al riscaldamento globale.
Il supporto al credito all’esportazione può assumere la forma di assicurazioni, prestiti o garanzie sui finanziamenti per aiutare le imprese ad intraprendere progetti all’estero.
I 10 stati che insieme costituiscono il gruppo “Export Finance for Future” sono Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Gran Bretagna.
Questi Paesi si sono impegnati a porre fine ai finanziamenti pubblici per i combustibili fossili all’estero in occasione del vertice Onu sul clima dello scorso anno, e ora sono chiamati a tradurre l’impegno in politiche concrete.
Tuttavia, la crisi energetica e lo sforzo congiunto di tutti i paesi europei di affrancarsi dalle forniture russe complicano ulteriormente questo quadro.
Stando a quanto riferito da tre fonti vicine al dossier, l’Italia avrebbe chiesto di rimuovere l’elenco.
Il governo italiano, infatti, obietta che non c’è coerenza tra l’obiettivo di raggiungere l’autonomia strategica dalla Russia e l’impossibilità di finanziare le necessarie infrastrutture, spiega una fonte a conoscenza della posizione di Roma.
Sace, la società di credito alle esportazioni controllata dal Tesoro italiano, non ha commentato.
Fonte:www.reuters.com