Petrolio cauto tra timori di recessione e calo dell’offerta

Stabili i prezzi del petrolio questo martedì, tra i segnali di un restringimento dell’offerta di greggio e i timori per un rallentamento dell’economia globale e il conseguente calo della domanda di greggio quest’anno

 

I mercati del greggio hanno segnato un inizio di settimana lento, conservando la maggior parte delle perdite della scorsa settimana tra i crescenti segnali che gli Stati Uniti entreranno in recessione entro i prossimi 12 mesi, secondo gli economisti di Bloomberg.

La previsione negativa si inserisce nel contesto di un’inflazione in crescita nel Paese, con i forti aumenti dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve che finora hanno fatto ben poco per placare le pressioni sui prezzi.

A Londra i future Brent restano invariati a 91,93 dollari al barile questo martedì, mentre i future West Texas Intermediate sono in salita dello 0,3% a 84,75 dollari al barile alle 03:53 CEST. Entrambi i contratti si sono mossi poco lunedì.

I membri dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio e dei suoi alleati (OPEC+) si sono recentemente espressi a favore di un taglio della produzione di 2 milioni di barili al giorno da parte del cartello. Il taglio, annunciato all’inizio del mese, intende contribuire a stabilizzare i prezzi del petrolio dopo il crollo dai massimi annuali.

Gli Stati Uniti hanno criticato il taglio e hanno anche liberato più scorte dalla loro Strategic Petroleum Reserve (SPR) per limitare il rialzo dei prezzi del greggio. L’economia più grande del mondo sta lottando per far fronte a un’inflazione che ha raggiunto i massimi da 40 anni, in gran parte a causa dei prezzi del carburante.

Dall’altra parte dell’Atlantico, l’escalation del conflitto tra Russia e Ucraina potrebbe interrompere le forniture di greggio da Mosca. Un inverno europeo più rigido del previsto potrebbe, inoltre, far aumentare la domanda di petrolio, soprattutto per il riscaldamento.

 

 

Fonte:www.reuters.com