Il settore dei servizi statunitense è cresciuto più rapidamente del previsto nel mese di giugno, grazie all’aumento dei nuovi ordini, ma i prezzi input pagati dalle imprese sono scesi ai minimi di tre anni, suggerendo che l’inflazione dei servizi, strettamente monitorata, continuerà a calare
L’Institute for Supply Management (Ism) ha comunicato che il Pmi non manifatturiero è salito a 53,9 il mese scorso da 50,3 a maggio. Una lettura superiore a 50 punti indica una crescita del settore dei servizi, che rappresenta più di due terzi dell’economia statunitense. Gli economisti intervistati da Reuters avevano previsto un aumento del Pmi non manifatturiero a 51,0.
L’aumento dei tassi d’interesse ha colpito il settore manifatturiero e la settimana scorsa l’Ism ha comunicato che il Pmi manifatturiero è rimasto sotto la soglia di 50 a giugno per l’ottavo mese consecutivo, il periodo più lungo dai tempi della Grande Recessione.
L’indice dei nuovi ordini ricevuti dalle imprese di servizi è salito a 55,5 il mese scorso rispetto ai 52,9 di maggio, con un solido aumento delle esportazioni. Nonostante la ripresa della domanda, l’inflazione dei servizi ha continuato a moderarsi, fattore positivo per gli sforzi della Fed di riportare l’inflazione al target del 2%.
Il settore dei servizi è cruciale per la lotta contro l’inflazione, poiché i prezzi dei servizi tendono a essere più rigidi e meno reattivi ai rialzi dei tassi. L’indicatore dei prezzi pagati dalle imprese di servizi per i fattori produttivi è sceso a 54,1, ai minimi da marzo 2020, rispetto al 56,2 visto a maggio.
Fonte:www.reuters.com